PARROCCHIA San Pietro Apostolo Bolgare

Domenica 31 marzo 2019 - IV Domenica di Quaresima – C

1ª lettura: Gs 5,9a.10-12

2ª lettura: 2 Cor 5,17-21

Vangelo: Lc 15,1-3.11-32

 

Caro figlio maggiore…

 

Caro figlio maggiore:

credo sia la prima volta che ti scrivo una lettera. Come sai bene, non sono molto avvezzo alla scrittura, e tantomeno alle parole. Tu ed io ci siamo sempre intesi con degli sguardi o dei cenni: del resto, tutto ciò che è mio, è tuo, per cui non credo ci si debba dire molte cose, non trovi? Non abbiamo segreti da confidarci o cose particolari da rivelarci. Però, quello che è successo l’altro giorno mi ha fatto rimanere un po’ male: non mi aspettavo da te una reazione di quel tipo. Non dico che non avessi motivo di dire qualcosa al riguardo, per carità: però nemmeno comportarti in quel modo… Mi è toccato uscire a pregarti di entrare in casa perché ti sei seduto di fuori, all’ombra di quell’enorme pianta di carrubo che abbiamo all’ingresso del viale… Tra l’altro, adesso, mi vien voglia di tagliarla, dopo quello che è successo con tuo fratello: solo all’idea che si è cibato per un anno intero di carrube, come un maiale, sinceramente rabbrividisco…

Per fortuna che è tornato a casa sano e salvo! Non ci speravo più, sai? Beh, no, non è vero: la speranza non l’ho mai persa, e neppure la fiducia in lui. So che è un bravo ragazzo, non è capace di fare del male a nessuno: è debole, sì, molto debole, e come tutti i ragazzi deboli si fa trascinare dagli altri! Chissà chi gli avrà messo in testa di voler andare a cercare fortuna all’estero: tra l’altro, non è andato all’avventura. Ne ha portati, con sé, di soldi: gli ho dato praticamente la metà del patrimonio della nostra azienda agricola! Che cosa avrà fatto con quei soldi, lo sa solo lui. Ma a me non importa, guarda: menomale che è tornato a casa; malconcio, mezzo morto per la fame, ma è tornato. Pensa che il papà di un suo amico, il nostro vicino di casa, è venuto a sapere che suo figlio non tornerà più: era con tuo fratello, ma una serata di sballo gli è stata fatale e l’hanno trovato morto in mezzo alla strada al mattino, senza più neppure i vestiti addosso. Tuo fratello, per lo meno, è stato un po’ più intraprendente: è andato a chiedere a qualche porcaro di poter pascolare i suoi animali. Stipendio da fame, per la verità: però è sopravvissuto…con qualche carruba, ma ce l’ha fatta.

Va beh, ma io è con te che volevo fare due parole: non mi è garbato molto il tuo atteggiamento dell’altro giorno, ti dicevo. Giustificata la rabbia, d’accordo, ma fino a un certo punto: sono venuto fuori a pregarti e mi hai aggredito come se fossi un delinquente! Ehi, sono sempre tuo padre! Me ne hai dette di ogni: che io sono un despota, un padrone, che non ti ho mai dato niente di mancia, che non ti ho mai permesso di fare festa qui in cortile con la tua compagnia, che sono capace solo di dare ordini... Ma quando mai? A me non pare di essere così: ti ripeto, qui in casa e in azienda, tutto quello che è mio, è tuo, per cui sei libero di fare quello che vuoi. Se ti sei sempre sentito sfruttato, perché non me l’hai mai detto prima? Mi sarei fatto un bell’esame di coscienza e magari avrei pure cambiato atteggiamento! No: avanti a sbraitare contro di me, ma soprattutto contro tuo fratello. Ma ti ha fatto qualcosa di male? Ti ha portato via qualcosa? Anzi, è stato via di casa un anno, avevi tutti gli spazi per te!

Faccio la cosa più ovvia che può fare un padre, ovvero festeggiare il suo ritorno, visto che ormai pensavo avesse fatto la fine del topo come il suo amico, e tu te la prendi e non vieni alla festa, e fai il bambino dell’asilo seduto lì di fuori, e te la prendi perché abbiamo ammazzato il vitello grasso, quando sono mesi che mi hai detto che volevi fare una mega grigliata… Ma poi, i modi: sei di una finezza, guarda… In mezzo a tutti a urlare le magagne di tuo fratello: e che si faceva, e che beveva, e che tirava di droga, e che andava a puttane tutte le sere… delicatezza zero, proprio! E poi, che problema c’è se l’ho fatto lavare per bene e vestire a festa? Puzzava di maiale, cosa faccio, lo tengo in casa così? Già quando l’ho abbracciato, non ti dico: mi veniva da svenire, non solo per l’emozione… pensa te che ho dovuto buttare via il vestito e il mantello che avevo addosso!

Va beh, dai, tutto passato, adesso bisogna guardare avanti! Hai capito cos’è che volevo dirti? Certo, poi tu te la sei presa perché gli ho ridato l’anello per potersi comprare ancora qualcosa a mie spese: ma per forza, non ha più niente! Vedrai che dandogli fiducia, poco a poco mi restituirà tutto. Tanto, dei tuoi soldi non ho toccato nulla…cioè… sì, nel senso che tutto ciò che è mio è anche tuo, per cui ho speso anche soldi tuoi, in teoria, ma non è che stiamo crepando di fame! Cosa vuoi, molto meglio spendere soldi che sapere tuo fratello sperduto in giro per il mondo o magari addirittura morto, non trovi? I soldi si riguadagnano, un figlio morto no. Ah, tu avresti preferito che morisse? Bravo, bei discorsi che fai! Davvero, con tutto il cuore te lo chiedo: vedi di cambiare atteggiamento. Perché se continui così, e insegni questa mentalità ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli, il mondo non si salva più. M’immagino cosa succederebbe, che so io, tra duemila anni, se dovesse capitare ancora un fatto di questo tipo o qualcosa di analogo. Metti di trovarci tipo… non so, nel 2019, dico un anno a caso, perché l’ho letto su un romanzo di fantascienza.

Parlava proprio di alcune persone più o meno con la tua mentalità. Gente straordinaria, grandi lavoratori, attaccati alla famiglia e alle tradizioni, mai un giorno di ferie, addirittura in chiesa tutte le domeniche (la chiesa dev’essere tipo il nostro tempio qui a Gerusalemme…). L’autore di questo romanzo di fantascienza diceva che questa gente, così apparentemente perfetta, mugugnava in continuazione contro tutto e contro tutti, soprattutto contro le persone che nella vita avevano avuto qualche difficoltà, tipo tuo fratello: criticavano tutto e tutti! E quella là perché era divorziata e andava su a leggere in chiesa; e quell’altra che si vestiva come una poco di buono; e quello là che beveva tutte le sere e la moglie e i figli erano senza soldi per mangiare; e quell’altro che aveva fatto fallire la ditta perché aveva mangiato fuori tutti i soldi giocando; e quest’altro che era un buonista (non so bene cosa vuol dire, mi pare “tollerante”…) e che apriva la porta di casa a tutti, e che per colpa sua in città erano aumentati i furti… e avanti così! E addirittura recriminavano contro Dio, perché perdona sempre tutti, quando prendono coscienza di aver sbagliato e cercano un po’ di comprensione…

Mi sono spaventato, leggendo queste cose. Mi son detto: “Vuoi vedere che il mio figlio maggiore, se vivesse in quell’epoca, sarebbe così?”. Poi, per carità, mi è passata subito, perché voglio un bene dell’altro mondo pure a te: però fanno riflettere, queste cose.

Dai, basta, adesso: cerca di far pace con tuo fratello, che non sopporto vedervi litigati! Ti abbraccio.

Firmato: tuo papà.

 

P.S.: vedi di sorridere un po’ di più alla vita, ogni tanto…