PARROCCHIA San Pietro Apostolo Bolgare

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Domenica 18 novembre 2018 - XXXIII Domenica Tempo Ordinario - B

1ª lettura: Dan 12,1-3                                                             

2ª lettura: Eb 10,11-14.18

Vangelo: Mc 13,24-32

 

Tutto cambia. O quasi.

 

Ponti autostradali che crollano improvvisamente su una città, lasciando una scia di morte; incendi che attaccano paradisi tropicali, bruciando case lussuose e baracche, senza distinzioni; piogge che arrivano improvvise dopo settimane di siccità e di caldo anomalo, seminando distruzione tra le case e la natura; madri sofferenti che prima di togliersi la vita, la tolgono ai loro piccoli figli innocenti, nel sonno; padri che litigano con i figli, li ammazzano a fucilate, e poi la fanno finita; così come fanno mariti impazziti, incapaci a rassegnarsi alla fine di una storia. E così via. Aprite le pagine dei quotidiani, ascoltate i titoli dei telegiornali, navigate in internet, ed è sufficiente un minimo di sensibilità o di suggestionabilità per dire: “Non ci si capisce più, sta proprio arrivando la fine del mondo”.

Sta proprio arrivando la fine del mondo? Non lo so, e comunque non credo. Mi consola il fatto che non sono l’unico a non saperlo: “Quanto a quel giorno o quell’ora – dice Gesù al termine del brano di vangelo di oggi, con il quale salutiamo l’evangelista Marco che ci ha accompagnati in quest’anno liturgico – nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre”. Se si tratta – com’è ovvio – di Dio Padre, beh, allora credo veramente che nessuno al mondo possa avere la pretesa di dire che ci siamo, con i titoli di coda della storia… Quello che, sì, invece, possiamo e dobbiamo sapere, è interpretare queste cose, cogliere il senso anche di questi fatti drammatici, e trarne un insegnamento che vada al di là del sensazionalismo o di un timore che paralizza.

E il senso lo possiamo trarre dalle parole di quella “mircoparabola” narrata da Gesù sempre all’interno del discorso apocalittico che abbiamo ascoltato poco fa: “Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina”. La natura – pure lei così sconvolta, in questi ultimi anni, anche e soprattutto per colpa nostra – ci insegna che non siamo mai gli stessi, che per ogni cosa c’è la sua stagione, che per ogni realtà c’è il proprio momento, che, in definitiva, tutto cambia e tutto passa. E che a noi piaccia o no, è così, e non ci si scappa.

Cambia ciò che è superficiale e anche ciò che è profondo; cambia il modo di pensare, cambia tutto in questo mondo. Cambia il clima con gli anni, cambia lo splendore del più prezioso brillante, passando di mano in mano. Cambia direzione il viandante, cambia il sole nella sua corsa, anche quando la notte persiste; cambia la pianta, e si veste di verde in primavera e di rosso in autunno. E così come tutto cambia, che pure io cambi non è strano. Ma ciò che non cambia è il mio amore per ciò che amo, per quanto lontano mi trovi da lui”.

Sono le parole meravigliose di una poesia cilena, cantate da una nota cantante argentina, Mercedes Sosa. Mi hanno sempre colpito, non solo per l’intensità e la passione con cui lei le cantava, ma perché effettivamente nella vita è così: tutto cambia, tutto passa nella vita, anche le cose che sembrano immutabili, come le rocce delle montagne, o le cose che paiono non avere mai fine, come il dolore, la sofferenza, la tracotanza di tante persone, il divario tra i poveri e i ricchi, il modo di pensare di alcuni che paiono più testardi di un mulo….tutto cambia.

“Ma ciò che non cambia è il mio amore per ciò che amo, per quanto lontano mi trovi da lui”: chi vuole, può interpretare questa frase in maniera affettiva o sentimentale, dedicandola alla persona della propria vita, o all’amico del cuore. Per noi credenti, tuttavia, c’è qualcosa, o meglio, Qualcuno di lontano da noi; così lontano da noi da essere ritenuto, a volte, irraggiungibile, distante, troppo distante dalle nostre vite, soprattutto quando succede che le nostre vite vengano sommerse dalle cose di cui abbiamo parlato prima. Qualcuno a cui possiamo veramente dire che il nostro amore per lui non cambia, nonostante sia lontano da noi.

E se il nostro amore per lui non cambia, è dovuto al fatto che, in fondo, è lui che non cambia mentre tutto cambia; è lui che non passa mentre tutto passa, è lui che non ci lascia mentre tutto e tutti, poco a poco, ci abbandonano; è lui che non smette di amarci anche mentre gli altri ci tradiscono; è lui che mantiene le promesse, anche quando quelli che ci hanno fatto promesse pur di ottenere i nostri favori poi ci voltano le spalle; è lui che si mantiene fedele nonostante le nostre infedeltà, che avvengono anche se ci impegniamo a rimanergli fedeli, purtroppo senza riuscirci.

Perché noi non riusciamo? Perché tutto cambia, anche le nostre convinzioni, gli impegni presi, i nostri sforzi di mantenere la parola data…tutto cambia. Perché siamo noi che cambiamo; perché – fortunatamente - non siamo eterni.

Può essere un dramma, per noi, sapere di non essere eterni. Ma può essere consolante sapere che se noi non lo siamo, Qualcuno di eterno a cui possiamo rimanere uniti c’è: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. 


 

 

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