PARROCCHIA San Pietro Apostolo Bolgare

Sabato 20 aprile 2019 - Sabato Santo nella Veglia Pasquale - C

Letture dall’Antico Testamento

Epistola: Rm 6,3-11

Vangelo: Lc 24,1-12

 

Che senso ha tutto questo? Il senso della vita!

 

Chissà quante volte, nella vita, ci siamo posti questa domanda, o altre simili: “Che senso ha, questo?”. Dalle cose più banali, alle domande esistenziali più profonde, ognuno di noi cerca di dare o di trovare un senso alle cose che fa e che vive.

Uno studente si chiede, ad esempio, che senso abbia rimanere chiuso in casa per dei pomeriggi interi, magari ben assolati, nei quali potrebbe fare un giro in bici o in moto con gli amici, a studiare per una verifica o un esame che sa già che sarà un terno al lotto, frutto di un colpo di fortuna, oppure che andrà certamente male perché la prof nutre una sistematica antipatia per lui. Un padre e una madre di famiglia si chiedono che senso abbia pagare mensilmente l’affitto di un appartamento quando, con gli stessi soldi, potrebbero pagarsi le rate mensili di un mutuo che consenta loro di comprarsi una casa. Un medico o un operatore sanitario si chiedono che senso abbia infierire o accanirsi terapeuticamente su un paziente il cui destino è già segnato irreversibilmente dalla malattia, settimana più, settimana meno. Un volontario che fatica a trovare collaboratori per un’attività a servizio del bene comune e della società, si chiede che senso abbia l’esistenza di tante persone, magari ancora giovani e in forze, che trascorrono ore, mattinate, pomeriggi, giornate intere a oziare, spesso annoiandosi, di fronte a una tazzina di caffè o a un calice di vino sorseggiati con una calma quasi biblica, invece di poter mettere a disposizione parte del loro tempo per qualcosa che faccia del bene, a loro e agli altri.

Libero ognuno di fare ciò che gli pare, per carità, sempre a condizione che si rispetti anche la libertà e la dignità degli altri. Però forse, allora, anche Dio è libero – senza che noi glielo rinfacciamo ogni volta – di farci frullare in testa alcune domande profonde sul senso della vita e del vivere.

Che senso ha, per esempio, programmare e portare avanti un’attività sapendo già di doverla interrompere sul nascere? Che senso ha lottare per raddrizzare la vita di un figlio che ha preso una brutta piega, e che - dopo anni e anni di fatiche e anche di soldi spesi – ti dice “Io voglio farmi la mia vita?”. Che senso ha insistere per ottenere l’amore di una persona che di te non vuole proprio sapere? Fino alla domanda esistenziale per eccellenza: che senso ha la vita, se inizia con un pianto e termina con una lacrima, e nel mezzo solo tanta sofferenza e poche soddisfazioni? Davvero: che senso ha tutto questo?

Se lo è chiesta Maria, all’inizio del Vangelo di Luca, quando uno degli angeli più potenti al servizio di Dio, Gabriele, entra nella sua vita, tutta orientata a Giuseppe, e la saluta chiamandola “piena di grazia”, dicendole poi che sarà madre non del figlio di Giuseppe, ma del figlio di Dio: che senso ha, tutto questo?

Se lo sono chieste altre donne come lei, amiche sue e di suo figlio, con il quale avevano condiviso tre anni di cammino lungo la Palestina, e ora si ritrovavano, il mattino presto del primo giorno della settimana, a portare aromi da utilizzare nel sepolcro dove, due giorni prima, avevano deposto il corpo di Gesù in fretta e furia, per via della Pasqua. Avranno avuto in testa mille pensieri e mille domande, ma una su tutte: che senso aveva tutto questo? Che senso avevano avuto i miracoli compiuti, i discorsi pronunciati, le parabole, gli insegnamenti, i gesti, i villaggi visitati, le strade percorse, i peccatori convertiti, i pubblicani riavvicinati, le prostitute accolte, le mentalità cambiate, le autorità religiose smascherate, i nemici riappacificati, se tutto era miseramente finito appeso a una croce, nemmeno fosse il peggiore dei malfattori? E per di più, giunte al sepolcro, videro la pietra che era stata rimossa, ed entrate non trovarono più neppure il cadavere da imbalsamare: davvero, nulla sembrava avere più senso. Credere in lui era stato inutile, se di lui non era rimasto più nulla, nemmeno un ricordo, neppure un corpo sul quale fare il lamento: pareva proprio che ce l’avesse fatta, il sinedrio, a far sparire di lui ogni traccia.

Le domande di senso non erano finite, ma forse iniziavano a non rimanere senza risposta. La risposta fu data loro da due uomini in abito sfolgorante, di quelli che ti fanno cadere con il volto a terra perché hanno la fattezza di Dio, e di fronte ai quali provi paura. Si trattava solo di fare memoria, di non resettare tutto quanto detto dal Maestro, bensì di ricordare le sue parole, e di non cercare in un cimitero, regno dei morti e delle anime, una persona viva. Nel mondo dei morti si cercano i morti, i vivi si cercano nel mondo dei viventi: e alla luce di questo, acquista senso tutto quanto. Perché è la vita che torna ad avere senso.

Torna ad avere senso la vita di uno studente, perché invece di credere che l’interrogazione andrà male, si convince delle proprie qualità, studia come non mai, e viene promosso; torna ad avere senso affrontare le spese per una casa, perché una mamma e un papà innanzitutto hanno un focolaio domestico da creare; tornano ad avere senso le terapie su un paziente gravemente malato perché c’è una speranza molto più grande del senso di frustrazione che lo coglie al momento; torna ad avere senso il tempo speso per gli altri perché dieci minuti di volontariato valgono molto di più di diverse ore trascorse di fronte a un bicchiere di vino, fumando una sigaretta dopo l’altra e commentando tutto ciò che avviene sul marciapiedi di fronte al bar; torna ad avere senso vivere l’amore anche dopo il peggiore dei fallimenti, perché non c’è amore più grande di chi dà la vita per le persone che ama.

E tutto questo ha senso perché “Cristo risorto dai morti non muore più: la morte non ha più potere su di lui”.